L’Associazione internazionale si prefigge di conservare e trasmettere alle future generazioni le tecniche e lo Spirito dell’antica scuola Katayama-ryu iai kenjutsu.

Jirinden(secondo volume)

Jirinden (16) Soltanto questa scuola non è detta tōjutsu [刀術], ma si chiama kenjutsu [剣術]

Tōryū hitori tōjutsu to iwazushite moppara kenjutsu to iu(Heishū Jirinden, Vol. II, Kenjutsu Mokuroku Jo)
Soltanto questa scuola non viene detta tōjutsu [刀術], assolutamente si chiama kenjutsu [剣術]”

 Nel kanji 「剣」, pronunciato “ken”, è contenuto il significato del carattere 「検」, anche esso pronunciato “ken”. Il carattere 「検」, “dirigere, controllare, sorvegliare”, ha il significato di “correggere, riformare, migliorare”. Il fatto che soltanto la nostra scuola non sia chiamata “tōjutsu” [刀術] ma “kenjutsu” [剣術], ha lo scopo di non far dimenticare il significato originario di 「武」 “bu”, l’arte della guerra. 「武」 “bu” significa il disordine che si placa spontaneamente; se non stringiamo, rinforziamo (teniamo sotto controllo) sempre i nostri cuori correggendoli, finiremmo per tagliare ed uccidere. Perciò, noi ci denominiamo “kenjutsu” [剣術], poiché da sempre rinforziamo, stringiamo (teniamo sotto controllo) le menti, i cuori nostri e degli altri.

 La spada identificata dal kanji [刀] “tō” ha un solo taglio, quella da [剣] “ken” ha due tagli. Se un taglio è rivolto verso una persona, l’altro taglio è verso noi stessi. Ciò significa che metà della colpa è anche della persona che ha intenzione di tagliare (la responsabilità dell’azione è equamente ripartita tra le due parti).
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner)

Jirinden (17) Se esistono cose, necessariamente ci sono delle regole.

Mono areba kanarazu soku aru nari, ri areba kanarazu waza aru nari (Heishū Jirinden, Vol. II, Kenjutsu Mokuroku Jo)
“Se una cosa esiste, di sicuro esistono regole. Se c’è una teoria, necessariamente c’è una tecnica.”

 E‘ difficile predirre e trattare fatti che avverranno nel futuro. Perciò è importante fare attenzione e trattare i fatti quando essi iniziano ad accadere. Ciò significa che esistono cose, esistono ragioni in esse stesse e queste ragioni sono stabilite di sicuro su regole fisse. Ad esempio, erigere un tempio è una cosa realizzabile, tuttavia se supponiamo di costruirlo in orizzontale dobbiamo livellare il terreno ed usare l’attrezzatura necessaria.

 Da prima che giunga una richiesta di realizzare un tempio, in genere è indispensabile avere una completa conoscenza di teoria e regole ed essere esperto del lavoro. Arrivando il giorno in cui il lavoro di carpenteria inizierà, ci si deve preparare in anticipo affinchè non ci siano motivi di vergogna.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner)

Jirinden (18) Amare la vita, detestare la morte.

Ten-Chi-kan no michi to ieru mono wa, sei wo yomi shi shi wo nikumo koto zo(Heishū Jirinden, Vol. II, Kenjutsu Mokuroku Jo)
“La vera ragione della Natura (Ten-Chi-kan = lo spazio tra Cielo e Terra) è tenere in gran conto la vita e detestare la morte.”

 Tutti gli uccelli, animali, pesci, insetti che sono in questo mondo naturale si aiutano amabilmente perché tengono in gran considerazione la vita. Per la paura di soffrire essi detestano la morte.  Sulla base di questa legge naturale, ci si aspetta di conseguenza che a chiunque non piaccia uccidere o ferire; tuttavia per il fatto che erroneamente si apprezzi solo la propria vita, uccidendo alla fine un essere umano si strappa via quel tesoro ed è come se si mettesse a morte il padre o il maestro.  

 Se si coltiva uno spirito che preventivamente non litighi, non si genererà alcun conflitto sanguinario.Governare cosicché non ci siano litigi e conflitti è la Via corretta della Natura. Finché esiste questo mondo, anche se raggiungesse migliaia di anni, non dobbiamo agire solo per il nostro egoismo.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner)

Jirinden (19) La disciplina è correggere il comportamento.

Shugyō to ieru wa, gyōsa wo shūri suru koto(Heishū Jirinden, Vol. II, Kenjutsu Mokuroku Jo)
“Ciò che è chiamato shugyō (disciplina, pratica ascetica), consiste nel correggere il comportamento, le azioni.”

 È un grande errore apprezzare la morte ed essere deliziati dall’uccidere, travisando la reale natura che [invece] tiene in gran cura la vita e disdegna la morte.  Shugyō, la disciplina, la pratica ascetica, è giorno dopo giorno fare attenzione affinché non ci siano errori, ogni tanto riconsiderare, ogni giorno con attitudine mentale rinnovata, andare aumentando ovunque il sentimento di gratitudine nei confronti della vita.  In altre parole, shugyō significa correggere, rendere giusto il proprio comportamento.  Tuttavia, se sbagliamo la Via iniziale, finiremo anche per giungere al luogo sbagliato.

 Si chiama kenjutsu la Via che utilizza la spada lunga e corta.  La spada è l’oggetto più vicino, più familiare al bushi, il guerriero.  Perciò, facendo applicazione del kenjutsu che utilizza la spada vicina, pensiamo che sia di conseguenza più facile comprendere e che anche i conflitti svaniscano, se pratichiamo con disciplina austera la cosa più importante, ovvero apprezzare la vita.  I pesci dell’oceano sono naturalmente grandi, gli uccelli del bosco naturalmente piccoli.  Tutto ciò è la verità naturale.  Se non si obbedisce alla verità naturale non ci si aspetti di portare a compimento qualcosa.  Per mezzo del kenjutsu della Katayamaryū, noi studiamo in profondità, impariamo la più importante ragione, verità per l’essere umano.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner)

Jirinden (20) Anche una montagna elevata è un cumulo di manciate di terra.

Yama no takaki to iedomo issatsu no tsuchi wo tsumu nari (Heishū Jirinden, Vol. II, Kenjutsu Mokuroku Jo)
“Sebbene una montagna sia definita alta, è un insieme di manciate di terra accumulate.”

Una montagna, sebbene sia definita alta, è un cumulo di manciate di terra. Il mare, sebbene sia definito profondo, è semplicemente acqua raccolta. Perciò il non gettare via le piccole cose è certamente la base per realizzare grandi cose.

 Come è ovvio che sia, per il fatto che scegliamo cose grossolane, accumulandole, non possiamo avere altro che qualcosa di grossolano. Se sin dall’inizio agiamo con lo scopo di realizzare con attenzione un effetto, i preparativi, eseguiti alla perfezione, non lasceranno nulla di incompiuto.  Se pratichiamo con impegno, possiamo reagire anche ad una situazione inattesa, senza alcuna differenza nel particolare comportamento, sia in tempi ordinari che di emergenza. Ciò è uguale al comportamento di una persona che percorre una strada familiare, senza alcuna diversità, sia di notte che di giorno.

 Sia un nemico che un amico, in quanto essere umani, amano ugualmente la vita. Perciò, correggendo il nostro comportamento non mostriamo l’attitudine ad uccidere; se manifestiamo lo stato d’animo di cercare di favorire la controparte a partire dai veri sentimenti, non ci sarà persona che arriverà ad esserci nemico ed a rivoltarsi contro di noi.  Senza uccidere nemici e alleati, il vero Budō (la Via Marziale) consiste semplicemente nell’uccidere le cause di conflitto dell’essere umano.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner)

Jirinden (21) “Ōhen hakkyoku”: rispondere ai numerosi cambiamenti.

Ashita ni okite hiru wa tsutome, kure ni shimaite yoru fusu wa, hen ni ōzuru nari(Heishū Jirinden, Vol. II, Ōhen hakkyoku)
“Alzarsi di buon mattino e lavorare di giorno, terminare la sera e coricarsi di notte: è un esempio di adattamento ai cambiamenti.”

 Il giusto si trasforma nel malvagio e la buona sorte nella disgrazia, come il mattino si muta nella sera ed il giorno nella notte. Se non conosci il mattino non è possibile conoscere la sera; se non conosci il giorno ovviamente non conosci la notte. La persona che, simile ad un bambino, non conosce la verità, le ragioni delle cose, non è in grado di rispondere ai cambiamenti. Alzarsi al mattino e lavorare durante il giorno; terminare la sera e coricarsi di notte è un esempio di adattamento, di risposta ai cambiamenti.  Se ogni cosa non raggiungesse un estremo, un limite, non ci sarebbe alcuna possibilità di cambiamento. Se l’Inverno raggiunge il suo limite, si trasforma nella Primavera; l’Estate nell’Autunno. Il significato di “raggiungere un estremo, un limite” è arrivare ad un punto morto, ad un termine. Una cosa buona si trasforma in una cattiva; una cattiva in una buona.  ( Katayama-ryu Gli insegnamenti / Ōhen hakkyoku )

L’espressione “hakkyoku” significa “le otto estremità, gli otto poli” e sono otto modelli comportamentali che sono stati realizzati per rappresentare la Natura ed elaborati nell’antica Cina. Quando uno raggiunge il suo limite estremo, si cambia e si prosegue con il successivo. “Ōhen hakkyoku”, rispondere alle variazioni delle otto estremità, in altre parole significa adattarsi ai numerosi cambiamenti.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner)

Jirinden (22) “Avere occhi corretti si chiama Seigan”

Sei wo manako to shitaru gi wo Seigan to wa iu nari(Heishū Jirinden, Vol. II, Ōhen hakkyoku)
“L’insegnamento di rendere gli occhi* corretti si chiama Seigan
*NOTA: con la parola ”occhi“ non si intende l’organo umano della vista, ma in senso lato ”visione, percezione, discernimento, capacità di osservazione”.

 Dato che l’insegnamento per avere occhi corretti si chiama “Seigan”, a proposito di occhi, l’occhio fisico umano, per evitare polvere e sporcizia, reagisce immediatamente aprendosi e chiudendosi.  E’ tradizione affermare che sia necessario interagire prontamente con qualsiasi cosa arrivi. Come il sole che ogni giorno sorge da Est ed attraversa (il cielo) verso Ovest, costantemente dobbiamo rendere corrette le nostre azioni, il nostro comportamento. A seconda del carattere della persona, non è raro perdere la calma. Se faremo in modo di essere sempre onesti in qualsiasi cosa, il cuore turbato, preso alla sprovvista, si calmerà e non si faranno errori.

 Ciò non significa rendere corretti i propri occhi nel momento in cui essi entrano in contatto con le cose; significa avere occhi che non perdono mai la correttezza. Se gli occhi sono già corretti, non è necessario guardare un oggetto correggendoli di nuovo. Se affrontiamo le situazioni in questo modo, saremo in grado di rispondere in un istante e neanche esiteremo nel pensare cosa fare. Di conseguenza la reazione sarà veloce.  Questo è ciò che si chiama “Seigan”.  ( Katayama-ryu Gli insegnamenti / Ōhen hakkyoku )
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner)

Jirinden (23) “Riporre la katana nella saya e non estrarla. Ciò si chiama Garyū

Osamete tsuini hassezu kore wo Garyū to iu(Heishū Jirinden, Vol. II, Ōhen hakkyoku)
“Riporre finalmente nel fodero e non estrarre. Ciò si chiama Garyū

  Indossare una katana è riporla saldamente nella guaina, ben affilata e non utilizzarla fino alla fine; in altre parole, non è imparare ad estrarla facilmente. La katana è uno strumento impiegato solo per soggiogare l’ingiustizia e non è utilizzata per nient’altro.

 Conservare la katana nel fodero (saya) e non estrarla è chiamato Garyū. Conservare la katana nel fodero non usandola significa che il filo della lama si riposa, ma lo spirito non è negligente. Garyū è un drago che giace tranquillamente in attesa. Anche se ci sono nemici, se essi non arrivano ad attaccare, non è necessario parare. La guardia di Garyū è una postura nella quale “mettiamo a dormire” il filo della lama (lo teniamo verso il basso per non intimidire l’avversario), facciamo salire lo tsuka-gashira sul lato sinistro del petto fino ad unirsi alla mammella. Nel momento in cui il drago si avvicina al nemico non c’è disattenzione nel collo e nella coda; ciò è paragonabile al non rivelare la propria figura. ( Katayama-ryu Gli insegnamenti / Ōhen hakkyoku )
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner)

Jirinden (24) “La spada è un oggetto che previene e corregge la malvagità”

Ken to wa moto kanja wo bōken suru no gu nari(Heishū Jirinden, Vol. II, Ōhen hakkyoku)
“La spada, in origine, è uno strumento per prevenire il male”.

Si racconta che, nei tempi antichi, quando il grande serpente malvagio Orochi nascose la preziosa spada chiamata Murakumonoken nella coda, una nube costantemente stazionava su di essa.  Tuttavia, poichè Orochi era un essere malvagio che non conosceva le virtù morali che l’essere umano deve seguire, venne ucciso dalla divinità Susanōnomikoto.  In altre parole, sebbene si dica che le virtù dimorino nelle nuvole, quando la spada è nelle mani di una persona malvagia non è di alcuna utilità.
(Katayama-ryū  Gli insegnamenti / Ōhen hakkyoku)

 La spada, essenzialmente, è uno strumento che previene la malvagità del cuore; non si associa a persone malvagie, né, in essa, vi sono virtù [proprie]. In conseguenza del valore della persona che la usa, le virtù si manifestano nella spada. Così come avvenuto nel caso del serpente Orochi, colui che la usa non deve ridurre le virtù [proprie e, di conseguenza] della spada.  L’atto di estrarre la spada ed uccidere un uomo, anche se non si è stati in grado di fermarsi – quindi un atto necessario, inevitabile, contro la propria volontà – degrada la virtù di colui che lo compie.  Il guerriero dei tempi antichi stimava la direzione destra come preziosa e rifiutava la sinistra (Nota).  Umiliarsi compiendo azioni senza essere in grado di fermarsi si chiama Saryū.
(Presented by Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richiter)

Jirinden (25) “La tigre vive nel bosco di bambù e non mostra zanne di leone e corna di bufalo”.

Tora no chikurin ni atte shiga gyūkaku no gu wo shimesazaru(Heishū Jirinden, Vol. II, Ōhen hakkyoku)
“La tigre vive nel bosco di bambù e non mostra strumenti come le zanne di leone o le corna di bufalo”.

  La tigre, dato che vive nel bosco di bambù, si protegge dalle varie bestie feroci; ma non agisce con fare minaccioso, facendo sfoggio di strumenti offensivi come le zanne di leone o le corna di bufalo. Allo stesso modo, per proteggere noi stessi dalla stupidità di persone stolte, diamo priorità alle azioni giuste e non entriamo in conflitto con loro. Colui che è in grado di agire in questo modo, poiché ha l’apparenza esteriore di un letterato ( bun = cultura, conoscenza) ed il cuore di un guerriero ( bu = vie marziali), è più coraggioso di tutti gli animali feroci. Questo è chiamato Koran.
(Katayama-ryū  Gli insegnamenti / Ōhen hakkyoku)

  Colui che possiede l’apparenza di un letterato ed il cuore di un guerriero non è detestato dalle persone e vive con tranquillità in mezzo a loro; non ha lo stato d’animo come di chi si prepara a combattere un nemico, né un atteggiamento egoistico tale da confondere un amico. La sua maestria nella scherma non è nell’attaccare e neanche nel ricevere; come se non ci fosse affatto il fodero della katana, persino attaccare non è inutile, e nel ricevere la spada del nemico restano le risorse per vincere. Il modo di essere “esteriormente un letterato, all’interno un guerriero” è un modello che permette di reagire prontamente a tutte le evenienze. L’arte del governare, cioè di sedare il caos, dovrebbe essere in questo modo.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner)

Jirinden (26) “Evitare le persone malvagie ed attendere l’arrivo dell’occasione”.

Fusei no ikioi wo sakete jisetsu no tōrai wo matsu(Heishū Jirinden, Vol. II, Ōhen hakkyoku)
“Evitare l’impeto della persona malvagia ed attendere l’arrivo dell’occasione”.

  La turbina idraulica attende l’acqua e rotola, il mulino a vento profitta del vento e gira; ciò è causa del fatto che la ruota (sha, kuruma) utilizza abilmente l’energia dell’acqua e del vento. La turbina, colpita dall’acqua, cade e scorre via, il mulino, investito dal vento, si rompe e vola via; in questo caso, prevalendo la forza dell’acqua e del vento, ne risulta che la ruota non ha potuto utilizzare abilmente la loro energia.  Poiché il ruotare è la funzione di una ruota, ci si aspetta che la ruota adempia strettamente al suo dovere ruotando bene.

  Quando una persona malvagia arriva ed agisce contro di noi, se possiamo allontanarci da essa approfittando di una favorevole opportunità, allo stesso modo della ruota che gira facendo buon uso dell’energia dell’acqua e del vento, forse avremo una lunga vita e quella persona malvagia sarà scoraggiata. Ciò avviene non perché con il nostro potere soggioghiamo la persona malvagia, ma perché attingiamo al Potere del Cielo. Questo si dice Sha.
(Katayama-ryū  Gli insegnamenti / Ōhen hakkyoku)

  Quando il vigore dell’ingiustizia è forte, non separiamo la spada dal nostro corpo, evitiamo il vigore dell’ingiustizia, seguiamo un corretto comportamento ed attendiamo l’arrivo di un’occasione propizia. Non avere mai lo spirito di cercare la vittoria, avanzare verso posizioni favorevoli ed evitare quelle negative.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (27) “Nell’Arte Militare c’è la tecnica e ci sono i Princìpi generali”.

Bu ni jutsu ari, michi ari. Jutsu to wa waza nari, michi to wa ri nari(Heishū Jirinden, Vol. II, Iai hakkyoku hen)
“Nell’Arte Militare c’è la Tecnica (jutsu) e c’è la Via (dō, michi). La Tecnica è il singolo atto individuale, la Via corrisponde ai Princìpi generali.”

  Nell’Arte Militare c’è la Tecnica (jutsu) e c’è la Via (Dō, michi). La Tecnica è l’abilità del singolo atto individuale, la Via corrisponde ai Princìpi generali, la logica, la ragione vera ed ultima. Colui che conosce la Tecnica, ma non i Principi generali, testa la propria abilità con la spada verso gli altri uomini. Colui che conosce i Principi generali, ma non la Tecnica, non è capace di usare la spada. Colui che unisce la Tecnica alla conoscenza dei Principi Generali è un uomo che custodisce saldamente nel fodero la sua spada affilata. Colui che unisce qualità di carattere alla spada ben affilata e ben custodita, non sarà sconfitto anche se si imbatterà nel nemico. (Gli insegnamenti della Katayama-ryū, Iai hakkyoku hen)

 Ogni cosa, ogni attività va svolta con rigore e precisione. Anche se custodisci un oggetto prezioso in un deposito, se esso non viene ben serrato quel tesoro finirà per essere perduto; un ladro troverà un’opportunità per entrarvi, se non ci fosse un punto debole ciò non sarebbe possibile. Se avrai invitato un vizio ad entrare in una fessura creata in te stesso, ciò sarà una tua colpevole responsabilità; non potrai incolpare nessun’altro.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (28) Essere nel posto nel quale dobbiamo stare, andare via da quello che dobbiamo lasciare.

Oru beki ni wa orisaru beki ni wa saru   (Heishū Jirinden, Vol. II, Iai hakkyoku hen)
“Essere nel posto nel quale dobbiamo stare, andare via da quello che dobbiamo lasciare.”

 Il cerchio (, , “en”) è una forma naturale che non ha né angoli e né lati. Non va bene fissarsi con ostinazione sulle questioni di un angolo e non essere consapevoli della varietà di tutto l’insieme. L’onda (, “ha, pa, nami”) non si oppone al flusso e riflusso dell’acqua. Così dobbiamo cercare di non opporci all’andamento naturale delle cose. Essere intimi alle persone intime, non esserlo con quelle non intime; si dice essere nel posto nel quale dobbiamo stare, andare via da quello che dobbiamo lasciare. Con le persone che non sono in grado di comprendere le leggi naturali, il senso vero e profondo delle cose, non è necessario parlare di esso. Senza discutere di questi argomenti, è buona cosa associarci in pace agli altri.

 Se la lama è nel fodero, non si è temuti e sospettati dalle persone. Nascondere la Via del Cielo (i principi naturali) all’interno del proprio cuore e comportarsi allo stesso modo delle altre persone della società è il modo usuale di essere di Enpa. Se qualcuno intende distruggere la Via del Cielo, distruggilo; se arriva ad alzare il proprio pugno sopra la testa [per colpire], non importa se lo calci via. Nella maestria della spada è importante conformarsi e replicare a chi sta provocando. Enpa è l’applicazione pratica della tecnica di restituire un colpo.
(Gli insegnamenti della Katayama-ryū, Iai hakkyoku hen)
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (29) Né io né l’altro vinciamo.

Ware mo katazuhito mo katazu (Heishū Jirinden, Vol. II, Iai hakkyoku hen)
Né io né l’altro vinciamo.”

  Il kanji (ai) vuol dire “essere reciprocamente l’uno di fronte all’altro”, il kanji (au) “incontrandosi formare un’unità”. Viene detta Zensho 全処, la situazione nella quale né io né l’altro vinciamo, stabilendoci nella pace abbiamo entrambi da guadagnare. Zensho è favorevole in ogni cosa. Questo Zensho è l’aspetto più importante di Aiai 相合.

 Colui che ricerca la Via del Cielo (che non ha uno stile di vita egoistico, in accordo alla giusta Via che si conforma alle leggi della natura) non oltrepassa la propria condizione sociale e le proprie abilità. Perciò anche se avrà prosperità non si dissiperà nel lusso. Di conseguenza una persona bisognosa non proverà risentimento. Rancore ed astio verso se stessi sono stimolati, invitati dal proprio comportamento. Rancore ed astio sono l’origine della ribellione. Consapevoli di ciò ricerchiamo la via di Gattai ikka 合体一和, costruiamo insieme una società pacifica ed armoniosa. Se dopo il proprio uso rimane [qualcosa], questo deve essere donato agli altri per aiutarli nelle necessità. (Katayama-ryū no oshie / Iai hakkyoku hen)
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (30) La tigre affila sempre minuziosamente le unghie.

Tora wa … tsune ni shibi wo togu (Heishū Jirinden, Vol. II, Iai hakkyoku hen)
La tigre affila sempre minuziosamente le unghie.”

 L’espressione Kosō (虎掻) significa “la tigre che affila le unghie”. La tigre, belva estremamente feroce, affila sempre con minuzia le unghie; agendo in questo modo è sempre in guardia. Ciò che viene definito un buon governo innanzitutto deve agire a partire dai poveri ed abbandonati (le persone bisognose e quelle che non hanno più parenti); queste persone sono quelle verso le quali il guerriero misericordioso dovrebbe prima di tutto prestare servizio. Rettificando un sun (circa 3 cm) si corregge un jin (circa 180 cm); proteggendosi dalle formiche si salvaguarda un argine di terra. Sono esempi di come l’attenzione ai piccoli dettagli produce grandi risultati.

 Prestare attenzione ai minimi dettagli (cioè, prendersi cura delle più piccole minuzie) è la parte più importante di Kosō. Non dobbiamo comportarci pensando che sia una buona cosa imitare [fino] ad certo grado i costumi della società ed in segreto essere felici del fatto che nessuno trovi difetti nelle nostre cattive azioni. Persino l’unghia del mignolo del piede, se fa male non permette di camminare e di svolgere il lavoro giornaliero. La tecnica, l’abilità suprema consiste nel non affrontare per gioco uno scontro mortale.  (Katayama-ryū no oshie / Iai hakkyoku hen)
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (31) Se eccedi in altezza sarai separato dalla società.

Kōen ni haseba…segai no hito to naru (Heishū Jirinden, Vol. II, Iai hakkyoku hen)
Se eccedi in altezza ed ambizione diventerai una persona separata dalla società.”

  Le onde avanzano seguendo il flusso e riflusso della marea. Ma l’onda che si abbatte sulla scogliera oltrepassandone l’altezza, si raccoglie nelle cavità sulla sommità e non potendo ritornare al mare diventa acqua stagnante, morta. Anche l’uomo d’armi, se non agisce adeguandosi agli standard della società, nessuno ne ascolterà la parola. Parlare di argomenti difficili in modo difficile è come gettare via un tesoro. È importante discernere le nostre capacità ed agire valutando le capacità degli altri.

 Senza discernere le nostre capacità, se eccediamo in altezzosità ed ambizione saremo ridicolizzati dalla società ed in conclusione finiremo per essere delle persone allontanate da essa. In questo modo non è possibile guidare il popolo. Rendere morbido un oggetto duro, dolce una cosa amara; si deve agire nello stesso modo in cui si alleva e si educa un bambino. Parlare soltanto di argomenti elevati e sontuosi è perché ancora non si è padroni di se stessi. Se si mostra agli altri di non essere padroni di se stessi, nessuno avrà fiducia. La persona esperta esegue abilmente ogni cosa nel modo appropriato a quella situazione. 
(Katayama-ryū no oshie / Iai hakkyoku hen)
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (32) Fare di Ukifune il centro del proprio spirito

Ukifune wo motte chūshin no rei to nasu (Heishū Jirinden, Vol. II, Iai hakkyoku hen)
“Fare di Ukifune il centro del proprio spirito”

 “浮舟Ukifune” significa una piccola barca senza carico che galleggia sull’acqua. È concettualmente paragonabile all’animo che ha abbandonato desideri malvagi, pensieri egoistici. Una barca vuota, può assolvere al suo compito di trasportare un carico indispensabile quando è necessario; una già piena non può essere caricata ancora. Nella stessa maniera, un animo già pieno ed appagato da pensieri malvagi, non avrà spazio per fare entrare pensieri importanti quando è necessario.

 Nel fare qualsiasi cosa, l’animo umano diventa concreto, reale(=la condizione in cui è stato soddisfatto e colmato), cioè l’animo che è già stato completamente soddisfatto da qualcosa e nient’altro è possibile che vi entri. Il Guerriero che non riempie l’animo con pensieri malvagi, futili e mondani, per dire, avrà il beneficio di colmarlo con questioni essenziali nel momento opportuno.
 La ragione è che qualcosa che è stato riempito non potrà esserlo ancora e che qualcosa che non lo è lo sarà in futuro.Colui che compie normalmente molti errori, è una persona che non ha il proprio spirito centrato nello spirito di “Ukifune”. In altre parole è una persona che trascura di fare attenzione all’animo che si riempie di pensieri mondani e malvagi.

Rendendo il cuore simile ad “Ukifune, la persona ha la flessibilità di animo di poter giudicare correttamente al momento opportuno, diminuisce gli errori, può trattare con abilità anche gli eventi imprevisti.
(Katayama-ryū no oshie / Iai hakkyoku hen)
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (33) Conosce il tempo colui che può restare in attesa pazientemente.

Matsu ki aru wa toki wo shiru mono (Heishū Jirinden, Vol. II, Tonomono)
“Una persona che sa aspettare il tempo giusto”

 Cosa è “Uchiotoshi” (打落): nel momento in cui i colpi si incrociano, l’avversario cade giù da solo. Quando scambiamo colpi con l’avversario, se modifichiamo il percorso e schiviamo l’avversario che arriva frontalmente, egli cadrà da solo. In altre parole, non interagiamo anche noi con l’impeto (勢い ikioi. Vedere Nota) di uccidere, ma adottando il principio di “Hokoyamu no michi” (戈止之道 = il metodo in cui i conflitti svaniscono spontaneamente), evitiamo l’impeto omicida dell’avversario. In questo caso, egli sarà sconfitto naturalmente.

  In presenza di una persona che eccede nell’impeto, è importante che adottiamo un atteggiamento modesto, riservato. La persona che non comprende ciò agisce seguendo l’impeto, come un bambino piccolo che corre velocemente verso la porta davanti; è molto deplorevole. Chi conosce la vera essenza dell’impeto, che le cose da riempire si riempiono spontaneamente, che quelle in eccesso si fermano con la moderazione, ritorna velocemente ad una condizione di tranquillità ed interagisce con prontezza. Anche se ci sono ostacoli che non è capace di affrontare affatto, la persona che conosce come sono veloci i cambiamenti delle cose, può aspettare pazientemente; non sarebbe una persona che conosce davvero il tempo?
Nota: 勢い ikioi: forza; vigore; energia; slancio; quantità di moto; influenza; autorità; potere.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (34) Ci sono anche giorni nei quali persino il giusto non può vincere il malvagio.

Sei mo ja ni e katazaru no hi aru (Heishū Jirinden, Vol. II, Tonomono)
“Ci sono giorni nei quali persino il giusto non può sconfiggere il male”

  Shichō (鷙鳥) è l’uccello rapace che aggredisce e preda gli altri uccelli. Quando il rapace è in procinto di attaccare, gli uccelli si prostrano davanti e scappano via a nascondersi. Allo stesso modo, nel momento in cui il nemico scatena la sua furia è saggia prudenza evitarla prostrandosi con un profondo inchino cerimonioso; la Via si sviluppa in essa ed in essa è presente la vittoria.
A proposito del prostrarsi ed allontanarsi, qual è la ragione di tale comportamento? Ci sono momenti in cui, a causa di cambiamenti nelle circostanze, lo Yang 陽 (la natura positiva, attiva, ascendente delle cose) decresce mentre lo Yin 陰 (la natura negativa, passiva, discendente) aumenta. Non esiste una regola perfettamente stabilita. A volte succede che anche il giusto non possa sconfiggere il malvagio. Cercare di vincere forzatamente senza avere consapevolezza di ciò, non farà comprendere in quale tempo ci si trovi.

  Quando la furia ci ha raggiunti nonostante la evitiamo difendendoci strenuamente, eseguiamo un profondo inchino con umiltà e convinciamo il nemico. Nel caso in cui quello non accettasse, mostriamo sempre più riverenza, ma senza adulazione, solo per fare in modo di non perdere il nostro spirito e tenere correttamente il corpo. Se ci proteggiamo con abilità evitando astutamente la furia del nemico, la persona che esercita la violenza con buona probabilità andrà in rovina naturalmente.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (35)  Il kanji (i) significa essere nel posto dove una persona deve stare.

I to wa, hito ga oriba ni oru koto (Heishū Jirinden, Vol. II, Ijiri)
“Il kanji (i), essere nel proprio posto.”

   Il kanji (i, kurai) ha vari significati, quali: posizione, sito, luogo, status sociale; in questo contesto vuol dire: essere dove si deve essere. La maggior parte delle persone, quando si imbatte in una situazione abnorme ed inusuale, resta bloccata, ma colui che ha un carattere eccellente non si scompone; inoltre, penso che lo status sociale sarà determinato di conseguenza.

  Non vacillare, non perdere il controllo di se stessi nel corso delle azioni, è il kanji (i, kurai). Colui che con destrezza mantiene quella posizione è certamente forte (). Ciò che qui è definito “forte” è la capacità di prendere le giuste decisioni nel corso degli eventi. Chi avanza solamente, caduto nella trappola di certo non può uscirne; chi indietreggia solamente, di certo si isola e non riceve assistenza. L’essere forti non si ottiene senza allenamento e disciplina. Se non si è forti non è possibile mantenere quella posizione, quello status.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (36)  Il kanji (ji), significa che gli eventi insoliti avvengono in vari modi.

Ji to wa, hen no shuju okoru mono (Heishū Jirinden, Vol. II, Ijiri)
“Il kanji 事 (ji), gli eventi insoliti avvengono in vari modi.”

  Il kanji (ji, koto), nel senso di fenomeni ed accadimenti, significa che eventi strani avvengono in vari modi. Essi non possono essere ostacolati prendendo misure in anticipo. Se non si affrontano con abilità, si producono conseguenze impreviste e ciò che è semplice si trasforma in un sofferto disagio.

 La ragione è che i cambiamenti si succedono senza fine.Chi risponde con abilità agli avvenimenti, senza dubbio reagisce facendo uso del Centro, simboleggiato dal kanji (chū). Il Centro, per il fatto che non ha estremi e squilibri, manifesta “assenza di carenze o eccessi”, denominata “kafukyū ga nai” (過不及が無い). Nella parola kafukyū (過不及) il kanji (ka) vuol dire oltrepassare, cioè eccedere; i kanji 不及 (fukyū) non raggiungibile, insufficiente.
La persona nello stato di fukyū, ha insufficiente abilità e non sarà in grado di reagire alla situazione. Chi eccede, preferendo metodi speciali e particolari, darà origine a nuovi eventi insoliti.Pertanto, se si agisce senza estremismi o inclinazioni, non ci sarà un risveglio dei fenomeni anormali.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (37) “Il kanji (ri), significa che il principio ha un senso.”

Ri to wa, sujimichi tagawazu shite hajime yori owari made toori shi mono(Heishū Jirinden, Vol. II, Ijiri)
Il kanji 理 (ri), un principio è coerente dall’inizio alla fine senza discrepanze.”

 Il kanji 理 (1), pronunciato “ri”, significa che il principio intrinseco, la ragione di ogni cosa è coerente e comprensibile dall’inizio alla fine. Gli eventi inusuali appaiono in varie forme a causa di vari motivi, ma anche se li dividiamo in piccole parti, per ognuno di essi la ragione è logica: ciò si chiama “ri” 理.

  Il giudicare chiaramente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, è il principio “ri” 理. Colui che sa determinare propriamente ogni cosa, agisce senz’altro con la mente (2) giusta. La persona egoista, che ignora gli altri e non ha fiducia in quei comportamenti, non è in grado di risolvere gli eventi inusuali. Chi disprezza gli altri, poiché ha il sentimento di insultare le persone in quei comportamenti, inconsapevolmente attira inimicizia e risentimento. Quando all’interno di se stessi è scomparsa ogni norma, si arriva al punto che i criteri del Giusto e dell’Ingiusto si mischino tra loro.
Nota (1). , ri, kotowari = le leggi naturali, i principi intrinseci delle cose, ragione, principio, causa, natura, significato
Nota (2). , shin, kokoro = cuore, mente, spirito
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (38) Per brandire velocemente la spada, allenta il “tenouchi”.

Hayaki koto wa tenouchi no asoban koto o shūren su beshi(Heishū Jirinden, Vol. II, Deai gashira)
Per brandire rapidamente la spada, esercitati a rilassare il palmo della mano.”

  Si definisce “deai gashira” (出合頭) il momento in cui ti imbatti nell’avversario. Così come c’è una regola per attaccare il nemico, c’è anche la tecnica per ricevere la spada del nemico; colui che possiede forza (, ) * ed imparzialità (中正, chūsei) ** ottiene la vittoria. Quando ci si imbatte nel nemico, colui che ha intenzione di attaccare l’altro, assume un forte stato mentale e non scappa via dalla situazione; non fallirà se attacca nel punto in cui il nemico è titubante. Colui che attacca cerca di distendere le braccia che impugnano la spada, ma se la velocità della lama non è elevata, sebbene le braccia siano distese, il timing finisce per essere disconnesso.

   Se desideri aumentare la velocità della spada, devi esercitarti a rilassare il “tenouchi” (lett.: l’interno dalla mano). Rilassare significa non serrare la presa. Quando la presa è serrata vi è un eccesso di energia, che prende la forma di “oshigiri” 押切 (lett.: tagliare pressando) e non ha il vigore per tagliare la calotta di un elmo (兜の鉢, kabuto no hachi). Se la spada non è veloce, il nemico arriva frontalmente e non arretra immediatamente. Se il “tenouchi” non è corretto e la spada non viene distesa, il “monouchi” [estremità distale della spada usata per tagliare] non raggiunge il bersaglio e fallisce grandemente. Costoro, sebbene capiscano la teoria hanno il corpo incapace. Se non ti alleni correttamente con continuità, nel momento cruciale, solo facendo lavorare il cuore (kokoro: mente, spirito) inutilmente, il corpo non si muoverà, il “ma” (spazio, tempo) sarà disconnesso e morirai invano.
NOTE:
剛, *: essere in grado di decidere con uno stato mentale forte.
中正, chūsei **: essere in grado di giudicare il giusto e l’ingiusto senza preferenze.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (39) Il vantaggio di inseguire è l’arretramento (hikimi) dell’avversario.

Teki o hikimi suru zo, kore oi no toku nari (Heishū Jirinden, Vol. II, Deai gashira)
“E’ vantaggioso inseguire, senza dubbio per far indietreggiare (hikimi) l’avversario.”

  La persona che riceve la spada, si accerta delle condizioni del nemico; ha l’espressione di chi pensa di eseguire solo un attacco; si avvantaggia dell’errore dell’avversario e se insegue avanzando, l’avversario arretrerà; il quale brandirà inutilmente la lama, riceverà un colpo fatale al viso e si dice che sarà sconfitto con la sensazione di sognare.

 Il vantaggio di inseguire è certamente nell’arretramento “退身, hikimi” dell’avversario. Nell’indietreggiare, il piede anteriore fluttua come se stesse calciando, quello posteriore, quasi incollato sul posto, è in una condizione di totale inutilità.
Anche in merito al modo di avanzare di colui che riceve la spada, se egli si spinge in avanti troppo velocemente creerà di sicuro uno spazio vuoto, un punto debole sulla destra; anche se si adatterà alle variazioni guardando l’avversario, la sua postura non sarà stabile. A causa di ciò, egli trascurerà la propria postura ottimale e poiché perderà di vista ciò che deve essere fatto, il lato che riceverà la lama sarà sconfitto. In altre parole, avviene il collasso della propria difesa e ciò viene chiamato “負色, makeiro” (situazione che appare perdente).

  In ogni caso, nella circostanza cosiddetta di “勝色, kachiiro” (situazione che appare vincente), la punta della spada produce un luminoso presagio di buon auspicio, tutti avanzano muovendosi all’unisono e non ci sono differenze nelle loro espressioni.
Ad esempio, anche se seguendo una strategia una situazione diventa “makeiro”, la tendenza perdente generata dallo schema generale non può essere fermata. Questo si chiama “誘引の不意負, Sasoi no fuimake” o “makeiro imprevisto” attirato dall’uso della strategia.(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (40) Se creiamo uno spazio a destra, i movimenti del nemico saranno liberi.

Tomekata uki ni narite, uchikata no hataraki ni jiyū naru(Heishū Jirinden, Vol. II, Deai gashira)
“Se colui che para crea un vuoto a destra, i movimenti di colui che attacca diverranno liberi.”

  Se la persona che riceve l’attacco di spada crea uno spazio vuoto a destra (右虚, uki: spazio vuoto sul lato destro del corpo) i movimenti dell’avversario diventano liberi; la causa è perché [chi riceve] non avanza affatto e non insegue l’avversario.
Anche se il nemico sta attaccando la mano destra (kikite: la mano dominante), chi riceve non sarà in grado di fermare l’attacco se c’è un’apertura alla sua destra. Gli oggetti che galleggiano salgono solamente verso l’alto; per scendere si deve cambiare la loro attitudine. E’ essenziale capire che si viene sconfitti quando non è possibile reagire velocemente al nemico.

  Tuttavia, detto ciò, se spingiamo in avanti verso il nemico la punta della spada nonostante il vuoto sul lato destro, anche se la mano destra non può essere colpita, se il nemico modifica la propria azione, getta la spada, si abbassa infilandosi con il suo corpo e carica il nostro sulle spalle, finiremo per prestare il nostro slancio all’avversario e diventeremo perdenti, rotolando con semplicità. Questo è l’errore di essere stati attratti visivamente solo dalla spada dell’avversario.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden (41) Ukeai, l’insegnamento per far sì che il corpo non venga colpito, facendo piallare lo shinogi della lama.

Ukeai to ieru mono wa, shinogi wo kezura suru yori mi ni atarazaru no oshiekata nari」(Heishū Jirinden, Vol. II, Deai gashira)
Ukeai è l’insegnamento per essere sicuri che il corpo non venga colpito facendo piallare lo shinogi (il fianco) della lama.

   C’è poco da discutere quando colui che riceve la spada del nemico fa le tattiche con l’avversario a causa della propria inesperienza, perde manipolato abilmente dall’avversario. In questo caso, come sarebbe bene agire, essere completamente preparati ed avere il totale controllo del nemico? Se esegui un assalto, vieni schivato dal nemico e fallisci anche. Detto ciò, se rimani fermo sul posto certamente la mano destra finirà per essere colpita. Inoltre, se pieghi il corpo adattandoti ai movimenti dell’avversario, crei uno spazio di opportunità e finirai per essere colpito in testa. 
  In generale si definisce ukeai (cioè ricevere e fermare il colpo dell’avversario) l’insegnamento per muovere la spada con i cambiamenti del corpo, catturare la spada del nemico con la tua stessa spada e levigare lo shinogi (il fianco sporgente della lama) per evitare che la spada avversaria colpisca il tuo corpo. Piegandoti sin dall’inizio, non puoi abbassarti ulteriormente e non puoi neanche modificare il tuo corpo. Se catturi e fermi con la tsuba la spada del nemico, essa scivolerà via dalla mano aderente. Sebbene rispondi con la tecnica di garyū, abbassandoti sul posto senza uno scopo preciso, la distanza è ampia, il kissaki (la punta della spada) abbassato invece è vigile ed adescherà il nemico. Perciò, devi catturare la spada del nemico con la tua stessa spada e procedere secondo le basi tecniche in modo che essa non colpisca il tuo corpo.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden 42. ”Anadori no make Perdere a causa del disprezzo, cioè quando i tuoi preparativi diventano scadenti a causa del tuo disprezzo del nemico.

Anadori₋no₋make to ieru wa aite no mijuku naru wo ko ni minashite jiko no sonae ni sosou naru(Heishū Jirinden, Vol. II, Deai-gashira)
・Ciò che viene chiamato “Perdere a causa del disprezzo” (Anadori no make) è quando i tuoi  preparativi diventano negligenti perché vedi il nemico come nient’altro che un bambino indisciplinato. 

 ”Perdere per disprezzo” è quando vedi il tuo avversario semplicemente come un bambino non qualificato e le tue stesse preparazioni diventano lasse. È una colpa propria se si viene colpiti da un attacco fortunato di un dilettante e si diventa agitati a causa della propria perdita di prudenza.
Ad esempio, anche se una cosa del genere in realtà non si verifica, gli antichi hanno inventato questa espressione per fungere da rigoroso avvertimento affinché il discepolo possa imparare anche le abitudini del maestro. 
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi, Rennis Buchner, Constantin von Richter)

Jirinden 43. “La sconfitta di mostrare un punto debole (Hi wo miseru no make), mostrare all’avversario un’opportunità e cercare di intrappolarlo.

Hi wo miseru no make to ieru wa, aite wo obikan tame ni hi wo moukete…wana ni kaken to suru no koto nari(Heishū Jirinden, Vol. II, Deai-gashira)
・Ciò che viene chiamato “la sconfitta di mostrare un punto debole” (Hi wo miseru no make) significa creare un’opportunità, un punto debole per invogliare l’avversario ad attaccare e farlo cadere in trappola. 

 ”Hi wo miseru no make” (作費負, la sconfitta di mostrare un punto debole) descrive la situazione nella quale prepariamo un punto debole (隙, suki) al fine di adescare l’avversario per farlo cadere in trappola nel momento in cui attacca ciecamente, attratto dall’opportunità.
Gli antichi temevano questa azione come inutile e che avrebbe causato situazioni imprevedibili. Il motivo è che se prepariamo un punto debole solo per mostrarlo all’avversario, esso è pur sempre un punto debole.
Siccome anche l’avversario non è cieco, se considera il punto debole come un’opportunità lo attaccherà e lo colpirà; se lo considera una trappola non lo attaccherà ed esso rimarrà un errore a meno che, vergognandoci, non lo modifichiamo e lo correggiamo con uno sforzo extra.
La persona che capisce la logica non creerà un punto debole per capriccio o per gioco.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi,  Constantin von Richter,  Draven Lee Powe)

Jirinden 44. “ Myōmon no make” la sconfitta del cercare-pubblicità: prestare attenzione solo alla fama ed ai pettegolezzi, la propria abilità tecnica si abbassa ed è deplorevole.

Myōmon no make to ieru wa, myōmon gaibun nomi ni tsutome oki , gei wa tsutanaku migurushi karanHeishū Jirinden, Vol. II, Deai-gashira
“Myōmon no make” significa che concentrandosi solo sulla reputazione e sulle voci, la abilità tecnica diventa scadente e deplorevole. 

 “Myōmon no make” (沽名負, la sconfitta del cercare pubblicità) significa che sebbene ci sforziamo ogni giorno, senza praticare con sincerità, ma concentrandoci solo sulla reputazione e sulle voci, pensiamo che otterremo risultati e guadagneremo onore in luoghi in cui ci sono molti spettatori; i movimenti diventano privi di significato, i pensieri disordinati, il corpo si danneggia e la tecnica diventa peggiore del solito. È deplorevole ridurre in questo modo la dignità di Bu, la dignità marziale.

 “Itsuku no make” (黐艘負, la sconfitta del movimento fermato) significa che è una cosa deplorevole la circostanza in cui si viene colpiti dal nemico dimenticando persino di assumere una guardia, sebbene non si sia appresa neanche un poco di tecnica e ci si interroghi se esista un qualche modo per vincere. Non è una gran vergogna che l’inferiore non sia all’altezza del superiore, ma non è bene dal punto di vista del Bujin, dell’uomo d’armi, lasciarsi dietro il disonore per viltà e negligenza.

 “Enryo no make” (遠慮負, la sconfitta per esitazione, cospirazione) significa che esiste il sentimento di fare un accordo con il nemico, di perdere volontariamente un’opportunità, di creare un legame di riconoscenza dal nemico e di ottenere una promessa di assistenza per il proprio futuro. Chi si ha intenzione di sedurre con un comportamento di questo tipo di doppiezza?Tutto ciò, poiché soddisfa i propri desideri, il [proprio] cuore viene scoperto dagli alleati, inoltre è anche disprezzato dal nemico. Nessuno pensa che ci sia un vantaggio in futuro; non c’è nessuno che, pensando ai danni futuri, si affiderà alla superficialità dell’uomo d’armi, del Bujin. Bisogna pensare che associarsi a questo tipo di persone (crudeli ed avide) è come allevare un cane selvatico o un lupo. E’ necessario fare attenzione perché il male futuro sarà terribile.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi,  Constantin von Richter,  Draven Lee Powe)

Jirinden 45. “Ukagai no make”, il dubbio si rafforza e si perde volontariamente.

Ukagai no make to iu no wa, saigishin ga komatte jibunkara makeru koto desu」(Heishū Jirinden, Vol. II, Deai-gashira)
・”Ukagai no make” il dubbio si rafforza e si perde volontariamente.

  Ukagai no make (狐疑負la sconfitta per esitazione) significa che se avete solo tecniche specializzate inadeguate, aspetterete che l’avversario sia vicino e, quando la vostra energia è stagnante, non sarete in grado di reagire rapidamente nel momento in cui si verifica un improvviso scambio di colpi; le vostre scarse tecniche specializzate saranno facilmente distrutte.
Fin dall’antichità ci sono stati molti esempi di persone che sono state sconfitte a causa di una mente scettica e malvagia (cioè che non ha compreso onestamente le azioni dell’avversario e ne ha dubitato). Questa è la prova che il male non riuscirà mai a prevalere sulla rettitudine.

  Hike no make (引気負la sconfitta per viltà) significa che sebbene la vostra abilità tecnica sia di gran lunga superiore a quella dell’avversario, a causa del vostro basso rango sociale oppure dell’esitazione per non conoscere l’avversario, lascerete che il vostro vantaggio sia sopraffatto dal suo vigore, diventerete codardi e finirete per subire i suoi voleri; ciò è la conseguenza per non esservi difesi con coraggio.
Gli antichi deploravano ciò ed ammonivano dicendo 剛臆一紙を隔つ, Gōoku isshi wo hedatsu”, cioè “Coraggio e codardia sono separati da un foglio di carta”; è deplorevole il fatto che se non vi foste semplicemente ritirati presto, avreste avuto una splendida vittoria,

  Rikimi no make (握殺負la sconfitta per spavalderia) significa che sebbene siate cresciuti in una famiglia di guerrieri avete trascurato di addestrarvi nelle arti militari (bujutsu) ed avete fatto affidamento solo sulla vostra forza naturale; avete sempre deriso prendendovi gioco dei vostri compagni che si impegnano nello studio e nell’allenamento; anche se usate un linguaggio vigoroso nel momento in cui state decidendo uno scontro, quando si tratta di affrontate l’avversario la vigoria orgogliosa diventa un bluff ed il corpo non si muove affatto.
L’unica cosa su cui fare affidamento è inutile, come quando una serratura viene tagliata dai banditi. Deve essere deplorevole e riluttante digrignare i denti e stringere con forza la spada lunga che pende nella mano.
(Presentato da Yuji Wada, Costantino Brandozzi,  Constantin von Richter,  Draven Lee Powe)

 

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